domenica 26 maggio 2013

Cannes, Kechiche trionfa


di Giovanni Bogani

CANNES. Alla fine vincono loro, le ragazze dell’amore omosessuale di “La vie d’Adèle”, Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos, insieme al regista Abdellatif Kechiche, che le ha dirette filmando in modo così naturale il loro modo di incontrarsi, di mangiare, di fare l’amore.

         Kechiche, origine franco-algerina, parla di libertà. “Quello che conta è la libertà. La libertà di vivere, di esprimersi e di amare. Il mio pensiero va alla bella gioventù francese che mi ha insegnato molto sullo spirito della libertà. E alla rivoluzione tunisina”.

         “Non pensavo proprio di essere premiato a Cannes. Ma per precauzione avevo mandato lo smoking a pulire”, dice il giapponese Kore-Eda, autore di “Tale padre, tale figlio”, film sulla paternità, sull’amore dei figli anche se biologicamente non nostri, che vince il Prix du Jury, dice: “Ringrazio mia moglie, che mi ha reso padre e mi ha fatto riflettere sulla paternità”.

         “Amazing! Straordinario! Sono in auto verso Pasadena, vi chiamo tra mezz’ora!”. Questo è il messaggio sms di Bruce Dern al suo regista Alexander Payne. L’attore, premiato per “Nebraska”, non è  potuto venire, probabilmente perché la discussione sul premio si è protratta fino a poche ore prima della cerimonia finale. Impossibile volare dagli Usa in così  poco tempo.

         Bérénice Bejo è la più emozionata: “Amo il film, amo Ashgar Farhadi, non me lo aspettavo”, e scoppia in lacrime.

         Infine, nella delusione italiana – niente premi a Sorrentino, e neanche a Valeria Golino come opera prima – un premiato italiano c’è. E’ Adriano Valerio, milanese, menzione speciale per i cortometraggi per il suo “37°4 S”. Valerio vive da dieci anni in Francia. “Ma non voglio dire che avrei potuto fare cinema solo qui”, ci dice. “Anzi, adesso sto preparando il mio primo lungometraggio in Italia, in coproduzione con la Romania”.




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