di Margherita Barsotti
Leo, liceale romano, bullo e
ribelle solo all’apparenza è follemente innamorato di Beatrice, francese, bella
e impossibile. Quando lui è finalmente sul punto di vincere la timidezza e
dichiararle il suo amore, il destino si mette di traverso. Beatrice è malata di
leucemia e questo inizialmente spaventa Leo che però standole vicino comincerà
a crescere.
Bianca come il latte, rossa
come il sangue segna il ritorno al cinema del regista Giacomo Campiotti,
dopo gli ultimi anni passati a dirigere fiction televisive, quasi tutte a
sfondo religioso (Maria di Nazaret, Giuseppe Moscati).
Tratto dall’omonimo romanzo di
Alessandro D’Avenia, che è diventato un caso editoriale nel 2010, il film ruota
intorno al rapporto tra i due protagonisti toccando temi importanti come fede,
amore, amicizia e malattia, anche in maniera brillante e leggera, senza essere
mai superficiale.
Quest’opera coniuga alla
perfezione il genere della commedia adolescenziale, destinata principalmente ad
un pubblico di giovanissimi, col genere drammatico, stile Love Story, in
cui inevitabilmente scivolano tutti i film quando uno dei protagonisti deve
affrontare problemi di salute.
Filippo Scicchitano (Scialla)
interpreta Leo con tutta la passione tipica dell’adolescenza che fa vivere al
massimo ogni emozione, da qui la scelta dei colori: per il protagonista le cose
sono o bianche o rosse, non ci sono vie di mezzo.
Nonostante una trama non certo
priva di momenti di banalità ed a tratti addirittura surreale, grazie anche a
scelte registiche azzeccate, il film raggiunge un buon equilibrio tra dramma e
commedia, inaugurando forse un nuovo genere cinematografico.
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