mercoledì 15 maggio 2013

"Il grande Gatsby", accoglienza fredda a Cannes



di Giovanni Bogani 

Gli applausi alla prima proiezione non sono tutto, no. Possono essere smentiti, o confermati, dalla proiezione successiva. Le sensazioni della stampa internazionale – che a Cannes vede i film al mattino – possono essere diversissime da quelle del pubblico della sera, quello col papillon. Alle proiezioni serali, quelle con tutti gli attori e il regista in sala, il pubblico applaude, si scalda. Alle proiezioni stampa l’atmosfera è sempre un po’ più  fredda. Lì, c’è soprattutto gente che lavora, prende appunti mentali, va a scrivere.

Detto questo, il silenzio che ha accolto stamattina la proiezione stampa del “Grande Gatsby” con Leonardo DiCapio – il film di Baz Luhrmann che ha aperto fuori concorso il sessantaseiesimo festival di Cannes – porta un po’ di vento gelido sul film. Dopo due ore e venti di cinema ruggente e tridimensionale, musiche infinite hip hop, charleston, feste, luci, fuochi d’artificio, colori, pianti, spari, sangue, ecco il silenzio. Forse, anche per il troppo rumore prima. Ci vorrebbe un’aspirina. Anche il pubblico di critici può essere sfinito da quel Luna Park fantasmagorico.  

Fuori dal Palazzo del cinema, invece, non c’è silenzio, ma il delirio di folla per Leonardo DiCaprio. Che dopo quasi vent’anni genera ancora isterie alla “Titanic”. Fotografi, ma anche curiosi: gente che si è portata una seggiola fin dalle nove di mattina per poterlo vedere alle sette di sera, mentre fa la “montée des marches” in abito da sera.

Nella sala stampa, un quarto d’ora dopo, ci sono tutti: dal regista Baz Luhrmann a Tobey Maguire, che nel film è il narratore, ovvero Francis Scott Fitzgerald. E Leonardo DiCaprio, barbetta curata, camicia slacciata, senza cravatta, giacca. Il regista racconta il particolare più commovente: “Alla fine della prima proiezione negli Stati Uniti, mi si è avvicinata una vecchia signora. Mi ha detto: ‘Ho attraversato tutta l’America, per vedere che cosa avrebbe fatto del romanzo di mio nonno. E adesso posso dirle che sarebbe fiero di lei’’.  Era la nipote di Scott Fitzgerald”.

E se il verdetto dei critici europei viene emesso domattina, quello dei critici americani è già apparso. Il film è uscito negli Stati Uniti il 10 maggio, incassando già cinquanta milioni di dollari. E la critica? Spaccata in due. Per i detrattori, è un film che è  “troppo” di tutto: di musica, di velocità, di stile. Per altri, “il film cattura l’essenza del romanzo di Scott Fitzgerald come nessun’altra trasposizione era riuscita a fare. Ma”, aggiunge il critico, “non eccitatevi troppo. L’asticella era molto bassa”.

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