lunedì 6 maggio 2013

"Qualche nuvola" di Saverio Di Biagio



  di Yuri Baldi 

   Saverio Di Biagio debutta come regista di lungometraggi con “Qualche nuvola”. Presentato alla 68° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, nella sezione Controcampo italiano, il film riesce a suscitare le simpatie del pubblico e ad ottenere l'attenzione, e in molti casi l'entusiasmo, da parte della critica.

   Diego (Michele Alhaique) e Cinzia (Greta Scarano) decidono finalmente di sposarsi. Ma Diego conosce Viola (Aylin Prandi) ed ecco il conflitto del film.



   Mentre Cinzia si preoccupa dei preparativi che continuano inesorabili: la scelta del ristorante, il vestito della sposa, i regali di nozze e i lavori della nuova casa, fino a poco prima “occupata” dalla nonna di Cinzia, e liberata con la sua morte; Diego lavora ad un importante cantiere come muratore, proprio insieme al suocero (Giorgio Colangeli), per poi trovare i suoi momenti paradisiaci durante le ore di straordinario alla casa in costruzione di Viola.

   I personaggi sono ben caratterizzati. Di una Roma genuina e sincera. Maria (Paola Tiziana Cruciani) suocera di Cinzia, Carlo (Pietro Sermoni) il collega di Umberto, gli amici di una vita: Don Franco (Michele Riondino), il malvivente Ivan fino a Barbara “sorella” di Cinzia. Invece le figure appartenenti ad una Roma ricca ed altolocata hanno un tocco più viscido e cinico come l’ingegnere capo-cantiere e  il venditore di mobili, cammeo di Elio Germano. Poi c’è Viola, splendida, ma punto debole del film. Un personaggio vuoto, una storia d’amore esile, basata sul sesso e per nulla approfondita dall’autore. La trama è elementare e sfiora il colpo di scena alla fine; quando Cinzia, sgomenta per aver colto il suo Diego in flagrante, in un attimo di debolezza cede alla tentazione di concedersi alle braccia di Ivan, il quale dimostra tutta la sua etica, nonostante le sue attività illecite, abbracciandola stretta proprio come un amico. Il matrimonio non sarà perfetto come sognato da Cinzia, ma si sa, spesso in cielo c’è qualche nuvola.

   Fa da scenario una Roma di cui Di Biagio non ci mostra le antichità, i luoghi turistici o le grandi ville, ma i quartieri più popolari –come il Quadraro, il raccordo anulare, i palazzi in costruzione, i campi da calcetto moderni e asettici.

   Ritratto della società media italiana sarebbe potuto scadere in un inno alla mediocrità ed invece riesce anche ad appassionare, poiché in fondo elementi di identificazione ce ne sono tanti. La storia scorre liscia grazie ai dialoghi frizzanti in romanesco e, soprattutto, grazie ad un cast di tutto rispetto.

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