di Elena Caturano
“Nessuno vuole morire
veramente, vogliono tutti vivere”.
Eppure Miele li aiuta ad andarsene, quelli
che vorrebbero vivere ma che scelgono di morire, prima che la malattia decida per
loro. Miele è una giovane donna che ha abbandonato gli studi di medicina per
dedicarsi alla pratica del suicidio assistito sui malati terminali. Finge con
famiglia e amici un impiego da ricercatrice universitaria, in realtà fa la
spola con il Messico, dove si procura un potente barbiturico di uso veterinario. Poche chiacchiere, molta lucidità. Finché le capiterà un paziente sui generis,
che farà vacillare le sue convinzioni, che le presenterà un nuovo punto di
vista.
Dopo aver diretto il corto Armandino
e il MADRE ambientato nella sua Napoli, Valeria Golino sceglie per il suo
primo lungometraggio da regista un tema complesso e già più volte sperimentato dalla
cinematografia internazionale, anche recente (Bella addormentata di Bellocchio, Amour di Haneke).
La Golino però non si concentra sulle
implicazioni sociali o politiche, ma lascia il peso della storia tutto sulle
spalle della Trinca, sul suo esclusivo punto di vista. Nella prima scena del
film intravediamo la protagonista al lavoro dietro una porta a vetri, riconosciamo
solo ombre. È l’impressione che permane durante tutto il film: cogliamo
frammenti della storia senza riuscire ad afferrarne l’insieme. L’incontro con
Cecchi, settantenne in piena salute che richiede l’intervento di Miele “solo”
perché è stanco di vivere, rappresenta la svolta nella trama. Ma ne vediamo
solo le conseguenze.
La parabola emotiva della protagonista è tratteggiata unicamente
dai primi piani della Trinca, belli ma non incisivi, e da qualche flash back
buttato lì della sua infanzia. I dialoghi tra i due protagonisti sono spesso
retorici e poco realistici, anche se l’interpretazione di
Cecchi restituisce nell’insieme credibilità al suo personaggio. La Trinca
invece rimane in bilico, convincente nel rendere il lato anticonformista della
protagonista, meno nel raccontarne il tormento emotivo. Molto suggestiva la
colonna sonora, che comprende brani di musica classica, così come canzoni
italiane degli anni Cinquanta e musica elettronica. Miele, prodotto dal compagno della regista, Riccardo Scamarcio,
parteciperà al prossimo Festival di Cannes nella sezione Un certain regard.
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