domenica 5 maggio 2013

"Miele", di Valeria Golino


di Elena Caturano

“Nessuno vuole morire veramente, vogliono tutti vivere”. 

Eppure Miele li aiuta ad andarsene, quelli che vorrebbero vivere ma che scelgono di morire, prima che la malattia decida per loro. Miele è una giovane donna che ha abbandonato gli studi di medicina per dedicarsi alla pratica del suicidio assistito sui malati terminali. Finge con famiglia e amici un impiego da ricercatrice universitaria, in realtà fa la spola con il Messico, dove si procura un potente barbiturico di uso veterinario. Poche chiacchiere, molta lucidità. Finché le capiterà un paziente sui generis, che farà vacillare le sue convinzioni, che le presenterà un nuovo punto di vista. 






Dopo aver diretto il corto Armandino e il MADRE ambientato nella sua Napoli, Valeria Golino sceglie per il suo primo lungometraggio da regista un tema complesso e già più volte sperimentato dalla cinematografia internazionale, anche recente (Bella addormentata di Bellocchio, Amour di Haneke). 

La Golino però non si concentra sulle implicazioni sociali o politiche, ma lascia il peso della storia tutto sulle spalle della Trinca, sul suo esclusivo punto di vista. Nella prima scena del film intravediamo la protagonista al lavoro dietro una porta a vetri, riconosciamo solo ombre. È l’impressione che permane durante tutto il film: cogliamo frammenti della storia senza riuscire ad afferrarne l’insieme. L’incontro con Cecchi, settantenne in piena salute che richiede l’intervento di Miele “solo” perché è stanco di vivere, rappresenta la svolta nella trama. Ma ne vediamo solo le conseguenze. 

La parabola emotiva della protagonista è tratteggiata unicamente dai primi piani della Trinca, belli ma non incisivi, e da qualche flash back buttato lì della sua infanzia. I dialoghi tra i due protagonisti sono spesso retorici e poco realistici, anche se l’interpretazione di Cecchi restituisce nell’insieme credibilità al suo personaggio. La Trinca invece rimane in bilico, convincente nel rendere il lato anticonformista della protagonista, meno nel raccontarne il tormento emotivo. Molto suggestiva la colonna sonora, che comprende brani di musica classica, così come canzoni italiane degli anni Cinquanta e musica elettronica. Miele, prodotto dal compagno della regista, Riccardo Scamarcio, parteciperà al prossimo Festival di Cannes nella sezione Un certain regard.


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