lunedì 6 maggio 2013

"Le streghe di Salem", di Rob Zombie


di Sara Materazzetti 

In una moderna Salem Sheri Moon Zombie (moglie del regista Rob) interpreta la DJ radiofonica Heidi, che riceve una misteriosa scatola contenente il vinile di un gruppo che si fa chiamare "I Signori." Durante la messa in onda la musica sembra avere un effetto ipnotico su alcune donne del luogo, compresa Heidi.

La ragazza inizia a fare strani sogni e la proprietaria dell’immobile in cui vive, insieme ad altre due discutibili sorelle, mostra un improvviso interesse per lei.



Il seguito è un racconto abbastanza prevedibile di pura pazzia e scene trash.
Le parti più coinvolgenti ed interessanti del film sono le visioni di Heidi e i flashback delle streghe del passato, sequenze che vengono proposte come sogni, o incubi, in cui il sangue gocciola giù dalle pareti o in cui Sheri Moon cavalca un ariete.

Da menzionare Dee Wallace, Patricia Quinn e Judy Geeson che interpretano le streghe dei nostri giorni, praticamente perfette nei loro ruoli, e Meg Foster che interpreta la strega principale del passato. La Foster è assolutamente credibile in quel ruolo dando quel tocco di bizzarro e di audace al film.
Rob Zombie ha sicuramente cercato di emulare i classici film horror anni settanta, purtroppo il risultato non è dei migliori. Zombie, qui alla regia del suo sesto film, cerca probabilmente una rivalsa nelle sale cinematografiche non americane, dopo il flop di “Halloween 2” (2009), che invece è stato un successo in America. Si nota infatti che vuole omaggiare Kubrick e Argento, ma è stato efficace solo nella grafica del film, la scena del corridoio è praticamente perfetta, ciò che manca sono la suspense, i suoni, il tono che Argento e Kubrick riuscivano a dare ai loro film. Ciò nonostante lo stile del regista è sicuramente maturato, ma forse cerca di dare troppo stile a qualcosa che invece pecca di sostanza.

Sicuramente è un film che dividerà i fan di Zombie, da un lato ci saranno quelli abituati al vecchio stile, che si aspettano qualcosa sullo stile del suo miglior film “La casa del diavolo” (2005) con quell’ideale mix di horror, trash e ironia, da un altro invece, ci sarà chi apprezzerà il cambiamento di rotta preso da questo film che cerca di non essere troppo splatter ma di puntare alla storia.

Io appartengo alla prima categoria.


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